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MINI FLAT TAX: PARTITE IVA MEGLIO CHE DIPENDENTI?
C’è grande fermento intorno alla nuova proposta di legge del governo Lega-M5s che prevede l’estensione del regime forfettario al 15% alle Partite Iva con redditi annui fino a 100.000 Euro.
Questa proposta fa parte del più ampio progetto della Flat Tax, da qui il nome “Mini Flat Tax”.
Mentre l’imponente progetto della Flat Tax per i privati, che consiste nella riforma IRPEF, con l’obiettivo di portare giovamento generale alle famiglie sembra subire una battuta di arresto il governo apre un primo spiraglio almeno verso le partite IVA.
La proposta che andrà discussa alla Camera dovrebbe concretizzarsi nei prossimi mesi e dovrebbe coinvolgere circa mezzo milione di soggetti.
La copertura prevista è di 3,5 miliardi a partire dal 2019.
Cosa prevede la MINI FLAT TAX?
Il nuovo meccanismo andrebbe a sostituire quello dell’attuale regime forfettario. Prevede un’aliquota unica al 15% per le partite IVA ampliandone le soglie di accesso e rafforzandone le agevolazioni.
Nello specifico la proposta di legge prevede:
- innalzamento del massimale di reddito annuo fino a 100.000€ (precedentemente fino a max 50.000€);
- cancellazione dei tetti diversi per ogni categoria professionale (in base al codice ATECO che variavano da 25.000 a 50.000 Euro;
- accesso aperto al nuovo regime fiscale anche a società di persone e di capitali;
- ampliamento da 5.000 a 15.000 Euro del limite per lavoro accessorio, dipendente e compensi erogati a collaboratori assunti per lo sviluppo do specifici progetti;
Un’altra attesissima agevolazione è stata pensata per le start up, i giovani under 35 e gli over 55. Si tratta dell’aliquota al 5% per i primi periodi d’imposta successivi all'avvio dell’attività.
Tale periodo consisterà in tre anni per le start up mentre nel caso di giovani o over 55 potrà essere applicata per 5 anni.
Partita IVA più conveniente del lavoro dipendente?
Il nuovo regime porterebbe sicuramente notevoli vantaggi ai possessori di Partita Iva.
Secondo i calcoli del commercialista Giuliano Mandolesi, pubblicati sul sito Startmag.it, con il nuovo regime fiscale:
“la stessa “quantità” di reddito, se percepita attraverso lavoro dipendente o lavoro autonomo/di impresa (a forfait), verrebbe tassata con modalità diametralmente opposte, una progressiva l’altra sostitutiva/piatta, generando una non trascurabile e forse ingiustificata differenza di carico fiscale”.
Un esempio:
Mentre infatti 100.000 Euro erogati attraverso un contratto di lavoro dipendente sconterebbero una tassazione di 36.170 Euro più addizionali regionali e comunali, la stessa cifra realizzata da un professionista genererebbe imposte per 11.700 Euro ed addirittura soli 3.900 Euro in caso di nuova attività (con il 5%).
La risposta alla domanda iniziale è quindi affermativa.
Il nuovo regime renderà la partita Iva effettivamente più conveniente rispetto al contratto di lavoro dipendente, al netto delle spese per l’assicurazione sanitaria o un fondo di pensione integrativo.
Quali potrebbero essere i contro?
“La differenza di carico fiscale sopra indicata produrrebbe con tutta probabilità la trasformazione di posti di lavoro subordinati in improprie posizioni di lavoro autonomo (le false partite iva) per solo arbitraggio fiscale” spiega Mandolesi.